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Riflessi di Città

COMMERCIO SENZA CONTROLLO A MANFREDONIA?


    La vicenda che ha fatto assurgere Manfredonia agli “onori” della cronaca, con una terrificante scazzottatura mostrata all’Italia intera, è solo un sintomo violento ed estremo di come vanno le cose nel commercio di questa città. E non mi riferisco alle eventuali responsabilità, su cui saranno la autorità preposte a dire la loro. Mi riferisco invece alla presunzione che il gestore di un esercizio pubblico debba ritenersi al riparo da ogni controllo.
    Durante il medioevo, chi esercitava a qualsiasi titolo un’attività commerciale aveva l’obbligo di farlo in luogo ben visibile e sotto il controllo di tutti. Certo, allora per tenere sotto controllo la preparazione dei prodotti c’erano solo occhi umani, mentre oggi vi sono strumenti tecnologici che offrono la possibilità di spiare anche a molta distanza quanto si va preparando per noi. E, ciononostante, ai tempi nostri la possibilità di frodi e mistificazioni è molto più estesa che nel passato.
    Pertanto, il fatto che l’aggressione abbia riguardato piuttosto il cameraman che il giornalista di “Striscia” vuol dire che il titolare della rivendita di carburante riteneva avesse il diritto di non rendere ragione a chicchessia del proprio operato. Cioè, di fatto, ha voluto accecare l’occhio telematico in grado di verificare l’affidabilità del suo esercizio di vendita.
    Perciò, sebbene quanto accaduto sia un caso eccezionale, il fenomeno non va sottovalutato, giacché rivela un atteggiamento tenuto da una buona parte degli esercenti, i quali sono convinti di poter impunemente violare le norme commerciali, calpestando ad esempio le più elementari esigenze d’igiene, facendo pagare la tara ai clienti, manipolando i prezzi e quant’altro. Per non parlare dell’inadeguatezza dei tempi e dei giorni di apertura degli esercizi, rispondenti più alle esigenze personali o familiari dei negozianti che dei cittadini.
    In assenza di un appropriato intervento delle istituzioni preposte, quasi sempre distratte o poco motivate alla tutela della salute e del pubblico interesse, è bene che le associazioni del commercio se ne facciano carico, per difendere i venditori seri, che pure ci sono, ed ottenere che l’attività commerciale possa rendere un servizio davvero rispondente ai bisogni della collettività.


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